G. Bonaccorso: Il tempio dei Martiri al Colosseo

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Titel
Il tempio dei Martiri al Colosseo. Un progetto “già pronto” di Carlo Fontana


Herausgeber
Bonaccorso, Giuseppe
Erschienen
Roma 2021: -
Anzahl Seiten
197 S.
von
Stefania Bianchi

La pubblicazione, incentrata sulla ricostruzione della progettazione di una chiesa dedicata ai martiri cristiani nell’area dell’anfiteatro Flavio da parte di Carlo Fontana, aggiunge un significativo tassello alla storia professionale e artistica dell’architetto che ha visto i natali nel piccolo borgo di Rancate, nel 1638, secondo quanto indicato nel manoscritto del padre domenicano Sisto Sassi. Un tassello che va a comporre un puzzle costituito dalla complessità delle indagini riguardanti in prima battuta la storia della famiglia e delle dinastie dei Fontana operativi in Italia e nelle terre transalpine (Studi sui Fontana: una dinastia di architetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco, a cura di M. Fagiolo, G. Bonaccorso, Roma 2008), quindi dalle reti relazionali e dalle pratiche architettoniche gravitanti intorno a questa singolare personalità della cultura tardobarocca romana, dagli esordi alla costruzione di una filiera di rinomati costruttori, attivi in tutta Europa (Carlo Fontana 1638-1714. Celebrato architetto, a cura di G. Bonaccorso, C. Moschini, Roma 2017).

Lo studio, articolato intorno ai temi focali che ne ripercorrono le vicende progettuali, si lascia leggere anche da profani grazie alla scorrevolezza narrativa che, tuttavia, nulla toglie al rigore scientifico (peccato che i rimandi alle illustrazioni raccolte prima degli apparati impongano un “andirivieni” che frammenta la lettura). La premessa ci introduce quasi nell’atelier dell’architetto, morto a Roma, sua patria d’elezione, nel 1714, anno che segna la fine di una intensa attività lavorativa, prolifica, esuberante, condotta pure con una certa abilità promozionale. Si ricordi che fra le molte sue opere realizzate e/o promosse troviamo la Curia Innocenziana di Montecitorio, San Michele a Ripa in Trastevere, il santuario di Loyola in Spagna, l’imponente palazzo per il conte di Liechtenstein, a Landskron tra Boemia e Moravia, e altre ancora, non di rado pubblicizzate proprio dall’autore attraverso pregevoli edizioni a stampa.

I progetti fondano sulla volontà di conciliare l’antico, attraverso la ricostruzione storico-architettonica, con il nuovo però capace di rispondere alle necessità di una città, autoreferenziale, in trasformazione anche nei suoi apparati amministrativi e assistenziali, secondo obiettivi pragmatici e insieme ideologici, come il progetto preso in esame che prevedeva la trasformazione dell’arena in luogo di culto, celebrante proprio i martiri per la fede.

Il primo capitolo ripercorre gli ultimi anni del maestro, tormentato dall’assillante gotta e afflitto per la perdita del figlio, che in parte affida “i lavori in corso” ai suoi migliori allievi e in quest’ambito va intesa anche la coeva pubblicazione della storia dell’anfiteatro Flavio, concepita da Fontana entro il 1708, ma giunta postuma alle stampe, solo nel 1725 all’Aia, decisione che ancora non ha motivazioni certe. Il secondo capitolo del libro, quasi un flashback, ci riporta ai prodromi di questo «progetto controverso» che risale agli intenti programmatici post-tridentini, tornati in auge per l’Anno Santo 1675. Teatro dei primi martiri, l’anfiteatro, spazio sostanzialmente profano, era lungo il percorso delle processioni pasquali; ma questa religiosa misticità si limitava alla Settimana Santa perché per il resto dell’anno i ruderi ospitavano le miserie della società. Da qui l’esigenza di “sanificare” il grandioso anfiteatro la cui trasformazione viene affidata in un primo tempo a Gian Lorenzo Bernini e, dopo l’elezione dell’Odescalchi a papa, proprio al Fontana.

Nei due capitoli che seguono, progetto letterario e progetto architettonico si intersecano, così come la storia dell’anfiteatro e il concepimento del tempio, mentre nel successivo quinto capitolo l’autore indaga le strette correlazioni fra lavoro e trasmissione delle competenze attraverso l’insegnamento e gli esercizi richiesti agli allievi. Il progetto è teso a conciliare conservazione e attuazione, senza prevaricare l’esempio didattico delle abilità del mondo romano, già oggetto di studio di quattrocentisti e cinquecentisti, monumento onnipresente nelle guide turistiche d’epoca, tuttavia con gravi indizi di degrado, materiale e morale. Questo si presenta in cinque libri che seguono un iter collaudato: la descrizione, lo studio dell’oggetto e delle fonti, la contestualizzazione storica e la parte pratica, il tutto corredato da illustrazioni che implicano il coinvolgimento di alcuni fra i suoi allievi più dotati, Alessandro Specchi e Filippo Juvarra.

Prosecutore della visione berniniana, Fontana tuttavia promuove una soluzione nuova attenta a esigenze pratiche e funzionali, che nel saggio Bonaccorso attribuisce alla sua grande professionalità di architetto «capace di semplificare temi complessi», rivalutandone l’abilità artistica e la vasta preparazione tecnica e culturale. Infatti nel concertare l’impianto nulla è lasciato al caso e tutto è ricondotto e riconducibile a precise simbologie: la fontana della purificazione, il portico dalle 40 arcate, perimetro sacro per accedere al tempio, completando il percorso devozionale che lungo il tragitto da San Pietro, per i pellegrini, avrebbe costituito l’ultima tappa per giungere al Laterano. Il santuario, seppur non realizzato, sarà modello per tante chiese costruite nel corso del Settecento, tema che conduce al capitolo conclusivo che sintetizza la lectio del Fontana, di ampio respiro spazio-temporale. In primis riguarda i suoi discepoli, Ferrari, Fischer von Erlach, Juvarra, ecc., nonché i progettisti attivi presso la corte viennese e un suo «tardo allievo», il Pöppelmann, alla corte di Dresda, e ancora ritorna nella chiesa di Copenaghen per Federico V dell’architetto francese Jardin o nel porticato della villa di Ercolano completata dal Vanvitelli.

All’autore va il merito, così come ad altri bravi ricercatori, di proseguire sul percorso tracciato da un altro grande studioso, Hellmut Hager, proponendo una rinnovata lettura del ruolo di Carlo Fontana, per il passato messo in ombra da illustri predecessori, Domenico Fontana, Carlo Maderno, Francesco Borromini, restituendoci attraverso l’analitica disamina delle fonti, artistiche, iconografiche e letterarie, la perspicacia professionale del Fontana, fondante nella tradizione e nel contempo molto moderna nel suo modo di interpretare passato e futuro.

Zitierweise:
Bianchi, Stefania: Bonaccorso, Giuseppe: Il tempio dei Martiri al Colosseo. Un progetto “già pronto” di Carlo Fontana Roma 2020. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, 2021, Vol. 169, pagine 152-153.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, 2021, Vol. 169, pagine 152-153.

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